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Bolla Inter gravissimas

La Bolla Inter gravissimas ebbe una vasta eco in tutti gli ambienti. A Siena Scipione Turamini magistrato di Biccherna, volle serbare ricordo di tale avvenimento di enorme interesse scientifico e commissionò un dipinto che illustra la riforma del calendario con il papa e la Commissione al lavoro.

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COMPENDIUM NOVAE RATIONIOS RESTITUENDI

Gli esperti in matematica ed astronomia esaminarono la proposta ed inviarono i loro commenti al papa. I giudizi degli esperti, trentaquattro rapporti, furono quasi tutti positivi. Papa Gregorio XIII il 24 febbraio 1582 con la bolla Inter gravissimas promulgò il nuovo calendario.

 

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RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

Il testo originale, conservato nella Biblioteca Vaticana, riporta le firme autografe dei 9 membri della Commissione.

La nuova formulazione calendariale di Lilio venne inviata in forma di Compendium ai Principi cristiani, Università e Accademie più rinomate d’Europa, con l’invito di esaminarlo, correggerlo o approvarlo.

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INTRODUZIONE

Introduzione

Dall’alba della civiltà al 1582 tutti i popoli hanno cercato invano di sincronizzare con esattezza le date del calendario con i cicli delle stagioni. La difficoltà di porre rimedio a tale esigenza era dovuta principalmente alla non esatta determinazione della durata dell’anno solare.

Luigi Lilio, medico e astronomo, ideatore del calendario gregoriano tuttora adoperato da tutta l’umanità, è riuscito in questa impresa correggendo il vecchio calendario giuliano. Tuttavia l’opera non è legata al suo nome, ma al Papa che la promulgò: il bolognese Ugo Boncompagni, al secolo Gregorio XIII, pontefice dal 1572 al 1585.

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Stanza Luigi Lilio

Kalendarium Gregorianum Perpetuum

KALENDARIUM GREGORIANUM PERPETUUM

Romae: ex typographia Dominici Basae, 1582. (Romae): excudebat Vincentius Accoltus, 1582

In seguito alla promulgazione del nuovo calendario, nel corso del 1582 furono stampati dei volumi ufficiali della Santa Sede di spiegazione e di uso del nuovo calendario, dal titolo Kalendarium Gregorianum Perpetuum. A Roma apparvero almeno due versioni del Kalendarium con identico contenuto ma diverso formato: uno in-quattro e uno in-ottavo.
La sezione Kalendarium Gregorianum Perpetuum è costituita da 56 pagine suddivise in tre parti. Nella prima parte sono descritti i sei canoni fondamentali: 1) Canone I. Il ciclo dei 19 anni e il numero d’oro; Canone II. Il Ciclo delle epatte e i noviluni; Canone III. Il Ciclo Solare ovvero il ciclo di 28 anni delle Lettere Domenicali; Canone IV. Le Lettere Domenicali; Canone V. L’indizione; Canone VI. Le feste mobili. La seconda parte contiene le tabelle per la determinazione della Pasqua e delle feste mobili. La terza parte consiste in un calendario vero e proprio con dodici fogli per i mesi da gennaio a dicembre e le epatte. Tutti gli esemplari contengono la bolla papale Inter gravissimas e il breve papale con il quale si concede il diritto di stampa a Antonio Lilio. A causa della scarsità dei volumi stampati, apparvero in diverse città d’Europa delle traduzioni nella lingua di interesse.
Nel Regno di Napoli venne stampato e divulgato un falso Kalendarium. Il nunzio di Napoli il 9 maggio 1601 proibì per tutto il Regno “un libretto in ottavo senza espressione d’Autore, d’Impressori, ne del luogo, ne del tempo intitolato Calendarium Gregorianum perpetuum con la bolla dello stesso Papa Greg.rio XIII che si bene ne i primi anni concorda con d.a Chiesa nella celebrat.ne della Pasqua, conclude poi tutto l’opposito in grave pregiud.o et inganno de semplici et incauti”.

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Compendium

 

Compendium novae rationis restituendi Kaledarium.

Romae Apud haeredes Antonij Bladij impressores camerales, 1577

La Commissione per la riforma del Calendario esaminò diverse proposte ma l’attenzione si concentrò su un ingegnoso piano di riforma che era stato elaborato in lunghi anni di ricerca e di studi da Luigi Lilio, morto prima del 1574 in data imprecisata. Il progetto, presentato da suo fratello Antonio, prevedeva la formulazione di un calendario così preciso da sfidare i secoli. Mediante due equazioni, solare e lunare, introduceva un originale ed efficace ciclo delle epatte che permetteva di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno. Nel contempo offriva un potentissimo strumento di calcolo per adattare l’anno civile alla dibattuta variazione dell’anno tropico. Il manoscritto di Luigi Lilio che conteneva i suoi calcoli è scomparso senza lasciare traccia. Resta solo un breve opuscolo, il Compendium, che è una breve sintesi delle sue proposte.

 Il 5 gennaio 1578 il Compendium  fu spedito dal papa alla comunità scientifica ed ai governanti cattolici affinchè esprimessero un preciso parere. Il raro documento, ritrovato per la prima volta dallo storico Gordon Moyer nel 1981, su indicazione di Thomas Settle del Polytechnic Institute of New York, è conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. L’opera si trova anche nella Biblioteca Marucelliana di Firenze, nella Biblioteca degli Intronati di Siena e nella Biblioteca Vaticana, oltre a tre o quattro copie ritrovate da Dirk Steinmetz e copie anastatiche prodotte dopo il suo ritrovamento.

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Lettera di Giano Teseo Casopero a Luigi Lilio

 

Lettera di Giano Teseo Casopero inviata a Luigi Lilio

il 23 gennaio 1532

Da: Jani Thesei Casoperi Psychronaei, Epistolarum Liber duo, Venetiis MDXXXV, Liber primis, c. 14.

Lilio nella città partenopea, non essendo sufficienti le risorse paterne per potere frequentare  gli studi, trovò un impiego presso il conte Carafa che risiedeva a Napoli.
Giano Teseo Casopero con questa lettera lo esorta ad allontanarsi da quel palazzo e di dedicarsi esclusivamente allo studio e alla ricerca.

Ad Alvise, o Luigi Lilio, salute.

Non approvo, o Luigi, che tu faccia e l’uomo di studi e l’uomo di corte.  Infatti, l’animo occupato che si dedica a due attività diverse non porta a compimento nessuno delle due. Ma se tu costretto da qualche necessità insuperabile cominciasti di servire nell’Aula Baronale, perché le sostanze paterne non basterebbero a sostentarti per attendere unicamente alle lettere, bada che non ti assalga un pentimento tardivo di esserti recato negli angiporti della sfacciata ingordigia e fa in modo che tu ti sottragga dagli amplessi di costei; in breve giammai potrai ritrarre felicità da una corte, poiché da te deriva vantaggio ai cortigiani. Mentre tuttavia perdi i giorni costì, credi pure di avere sciupato ogni attimo prezioso del tuo tempo, in cui ti sarebbe stato possibile acquisire alcunché. Sarà tua cura dare esca agli uomini e scoprire sempre qualcosa di nuovo, in modo che, col favore di Mercurio, tu possa procurarti alquanto danaro e vendere a buon prezzo la tua competenza professionale, affinchè soddisfatto nei desideri senza l’aiuto di chicchessia, tu possa fare ciò che ridonda a tuo vantaggio e tua gloria notevolmente accresciuta, perché sei stato capace di sostenere nobilissime fatiche con nessuno  o col minimo dispendio del tuo patrimonio famigliare. Conservati e porgi, da parte mia, un saluto a tutti i nostri compaesani (nostratibus omnibus)  che dimorano in Napoli.  Da Psicrò (Cirò) 28 gennaio 1532.

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Lunario Novo secondo la nuova riforma dell’anno

 

Lunario novo secondo la nuova riforma dell’anno

Archivio segreto Vaticano, A.A., Arm. I XVIII, 5506, f. 362r; mm. 300×225, ff. 405

Il “Lunario Novo secondo la nuova riforma” è uno dei primi esemplari di calendari stampati in Roma dopo la riforma gregoriana del 1582; è ora rilegato in uno dei volumi miscellanei di carte del papa Gregorio XIII.

Si osservi nel calendario, fra le altre curiosità, la mancanza dei giorni 5‑14 nel mese di ottobre, l’autorizzazione pontificia alla stampa (in calce: Con licentia delli Superiori… et permissu Ant(oniiLilij) e la firma autografa di Antonio Lilio, fratello di Luigi Lilio autore della riforma, che possedeva i diritti di stampa.

Il calendario riporta il mese di ottobre, novembre e dicembre del 1582 e una sorta di previsione metereologica ”breve  e giuditio, sopra la stagione vernale, dell’ Anno Riformato alquanto humida, &  la maggior parte fredda, non senza alcune pioggie”. Seguono delle raccomandazioni su quando bisogna somministrare medicine, fare stufe, bagni, cavar sangue o altre operazioni secondo “I buoni & tristi Aspetti de gli pianeti”; sono indicate le ore dei giorni, le lunazioni e il calcolo delle congiunzioni e opposizioni del Sole con la Luna.

Il calendario gregoriano, il cui autore è il medico e astronomo Luigi Lilio, non fu subito e ovunque accettato da tutti i paesi. Adottarono subito il calendario i paesi cattolici romani. Dopo più di un secolo, le difficoltà incontrate nelle attività legate al commercio e nelle relazioni internazionali convinsero i paesi protestanti ad adottarlo. I più tardivi furono i paesi ortodossi, che accettarono il nuovo calendario dopo la fine della prima guerra mondiale soltanto in materia civile, mentre in liturgia utilizzano ancora il calendario giuliano. La Bulgaria si associò agli altri stati nel 1917, la Russia nel 1918, Serbia e Romania nel 1919, la Iugoslavia nel 1923, la Turchia nel 1927 e per ultima fu la Grecia nel 1928. Fuori dall’Europa il Giappone si allineò nel 1873 e la Cina nel 1911. Rifiutano ancora oggi di adottare il calendario gregoriano pochi paesi come l’Etiopia, gli Ebrei e i Musulmani ma limitatamente ai fini religiosi.

 

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Bolla inter gravissimas

Bolla Inter gravissimas

Bolla Inter gravissimas

Cristoforo Clavio Romani calendarij a Gregorio XIII P.M. restituti explicatio, 1603.

Papa Gregorio XIII Pontefice Massimo da 1572 al 1585, subito dopo il suo insediamento nominò una Commissione di esperti a cui affidò il compito di esaminare le proposte di riforma del calendario avanzate da numerosi studiosi italiani e stranieri. La riforma era ritenuta necessaria perché il calendario giuliano in vigore dal 46 a.C., su cui si basava la vita della Christianitas nel suo complesso, era sfasato di dieci giorni rispetto al vero anno solare, quello astronomico.

La Commissione valutò diverse proposte, ma l’attenzione si concentrò su un ingegnoso progetto di riforma che era stato elaborato da Luigi Lilio. Il progetto, presentato dal fratello Antonio, permetteva di mantenere l’equinozio di primavera in una data fissa e certa, il 21 marzo, e consentiva di determinare con precisione e senza incertezza la data della Pasqua di qualsiasi anno. La Commissione accettò definitivamente il lavoro di Lilio che il 5 gennaio 1578 venne stampato in forma di Compendium e inviato alla comunità scientifica e a tutti i Principi cristiani, affinché esprimessero un preciso parere.

Il giorno Sexto Calend. Martij Anno Incarnationis Dominae M.D.LXXXI, corrispondente al 24 febbraio 1582, Gregorio XIII firmò la bolla “Inter gravissimas” con la quale ordinò l’adozione del nuovo calendario. Il 1° marzo 1582 il testo venne affisso alle porte della Basilica di S. Pietro, alle porte della Cancelleria Vaticana e nella piazza Campo dei Fiori.

Francesco Vizza


GREGORIO PAPA  XIII.

                  A futura memoria.

Havendo noi già alquanti giorni commandato, che si stampi publichi, (come nelle nostre lettere sopra di ciò fatte, pìu pienamente si contiena) il Calendario Romano,  con somma diligentia di  nostra commissione corretto e compito, e da noi approbato,iìnseme con l’opera del nuouo modo di correggere esso Calendario, e col Martirologio,  dal quondam Aluise Gilio diligentemente fatto e compito, secondo la regola di detto Calendario nuovo; havendo noi il debito rispetto alla faticosa e non mai stanca operatione del nostro diletto fìgliuolo Antonio Gilio dell’Umbria habitante in Roma, Dell’arti di medicina dottore, e fratello germano dì detto Alugi, qual egli a fatta nel l’acconciare detto Calendario giudicando esser il do-vere, che secondo che per le sue lunghe vigilie e fatiche questa opera per la maggior parte al suo fine è stata condotta, così anco con la sua cura e diligentia sia data fuori, e si conservi da gli errori e falli netta. E però volendo (accioche si possi anco allegrare dell’effetto della sua industria e vigilie,) favorire il detto Antonio Gilio con favore di gratia speciale. Motu proprio, e non ad instantia d’alcuna dimanda fatta a noi da detto Antonio, o da altri in nome suo, ma per nostra certa scientia, e per la pienezza dell’Apostolica potestà, concedemo per tenor delle presente a detto Antonio, che per dieci anni prossimi nissuno posto in terre de’ Christiani, sia di che grado, ordine, ò conditione esser si voglia possi stampare ò far stampare detto Calendario, opera, e Martirologio, overo parte alcuna di loro, ò qual se sia altra cosa, ch’in qual si voglia modo sia cavato, ò dipenda dalla opera della correttione di detto Calendario, e dal ciclo dell’Epatte, e dal modo dell’Equatione dell’anno Solare, e Lunare dal predetto Aluigi trovate, senza espressa licentia di detto Antonio, overo de’ suoi heredi; ne stampati li possa vendere, ò metterli in publico per venderete, ne haverli ò tenerli nelle proprie case ò altrove, etiam che in dono, ò adimprestito, ò altramente li venissero in mano. Prohibendo distrettamente a tutti, et a ciascuna persona dell’uno sesso, e particolarmente a stampatori, a librari, & a mercanti, che sono così in italia, come fuora di essa in qualunque parte del mondo, in virtù di santa obedienza, e sotto pena dell’escommunica latae sentiae, dalla quale fuor ch’in articolo dì morte, non possino esser assolti se non da noi, ò daPontefici, ch’a quel tempo seranno, havendo però prima sodisfatto il danno, e pagato la pena posta; & a quelli c’habtiano nelle terre alla Santa Romana mediate ò immediate sogetti, sotto pena della perdita de’ libri e di mille ducati d’oro di camera, da esser applicati per la mittà alla camera Apostolica e per l’altra mittà a detto Antonio overo a suoi heredi; nelle quali pene senza altra dechiaratione incorrano tante volte quante essi contrafaranno, e tutti quelli che li daranno aiuto, consiglio ò favore, & quelli che tal cose faranno, taceranno e non revellaranno, di qulunque grado, stato, ordine, conditione e dignitade se siano, che durane detto decennio non ardiscano over presumano di sotto alcuna forma in luoco alcuno stampare ò far stampare, senza espressa licentia e consenso di detto Antonio Gilio ò de’ suoi heredi, ò stampati da qualunque senza detta licenza, vendere ò tener fuori per vendere ouero in casa ò in altro luoco tenere, etiam che li fossero imprestati ò donati, over altramente dati, il detto Calendario & opera, & ilpredetto Martirologio, overo alcuna parte di loro, e qualunque altra cosa, che a modo alcuno sia cavata ò dependi dalle predette opere. Co-mandando di più a tutti e cadauno, che a recitare il divino officio obligati sono, in virtù di santa obedienza, che non adoperino altro Calendario, che questo in Roma stampato over altro che di licenza di detto Antonio Gilio, ò de’ suoi heredi stampato in altro luoco sia. Percioche essendo nuovi tutti i canoni di questo Calendario, nuova ancora la descrizione del ciclo dell’Epatta e della lettera Domemicale, si potrebbe appena fare, che non nascessero nel stamparlo de gli errori, se quelli che chiaramente questa cosa intendeno, e chell’ordine di questo Calendario perfettamente conoscono, non fossero assiduamente nel stam-parlo presenti. Da che non piccola diversità nascerebbe nella celebratione delle feste mobili, e nel pronunciare la Luna nel Martirologio. Quello certamente ch’altramente farà, incorra nella sentenzia della escomunica latae sententiae, e sappi non haver sodisfatto al suo obligo nel recitare il divino officio. Dechiarando le presenti nostre non esser a modo alcuno comprese sotto quali se siano revocationi, suspensioni, limitationi, over altre contra-rie dispositioni de simili over dissimili gratie da noi ò da’ nostri successori a lor tempi uscite, ma esser sempre da quelle eccettuate; e quante volte quelle usciranno fuori, tante volte s’intendino queste esser ritornate riposte e pienamente reintegrate nel lor pristino stato, & in quello istesso, che erano prima, che quelle fuori uscissero; e che di nuovo s’intendino esser concessa sotto un’altra data, ancorche a quelle posteriore, da esser eletta quando se sia da detto Antonio overo da’ suoi heredi predetti; e che cosi sia giudicato e definito da quali se siano Giudici e Commissari, & etiam da gli auditori delle cause del palazzo Apostolico, e da’ Cardinali della S. R. Chiesa, levandoli ogni facoltà, & auttorità, d’altramente giudicare, & insieme dechiarando essere irrito e di nissun valore tutto quello, cbe altramente intorno a questa cosa da qualunque di qualsivoglia auttorità scientemente ovcr ignorantemente occorrerà esser tentato. Perlaqual cosa commandiamo alli venerabili  fratelli, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi, & ad altri ordinarij de’ luochi, & anco alli diletti figliuoli lor Vicarij ,& Officiali, Generali, & alli legati, Vicelegati, e Governatori, del stato temporale della Santa Romana Chiesa in luoco nostro, ò del Pontefice Romano, che allhor si trovarà, in virtù di santa obedienza, & alli lor luocotenenti, & ad altri officiali; e a quali si voglia della Giustitia, ministri sotto le predette pene, da esser incorse, e come di sopra si e detto, applicate, cbe sempre che saranno rìcer-cati per l’osservanza, & essecutione delle predette cose, assistendo in esse col presidio di defesione efficace, faccino con la nostra auttorità, che le presenti lettere siano inviolabilmente osservate, con tutto quello ch’in esse si contiene; refrenando i contrafatori e qualunque ribello con le sopradette sententie, censure, e pene, più volte anco aggravandole e reaggravandole, e con altri oportuni remedij de iure e de facto; chiamando anco se bisogno farà l’aiuto del braccio secolare. Non ostante le constitutioni, & ordinationi del nostro predecessore Bonifacio Ottavo, di felice memoria, di una, e nel Concilio generale de doi, ma non però tre Diete, ne ostante anco le altre ordinationi Apostoliche, overo le particolari constitutioni fatte ne’ Concilij provinciali ò sinodali; ne gli statuti e consuetudini, con giuramento, confirmatione Apostolica, ò con altra fermezza fortifìcate, e ne anco i privilegij, indulti, e lettere Apostolìche da (pia memoria.) Pio Quarto, & altri Pontefici Romani, e da noi, e da detta sede, sotto qualsivoglia tenore e forma, etiam di motu, scientia, e pienezza di potestà, ò altramente a qualsivoglia modo concesse al popolo Romano, overo alla stamparia drizzata in Roma, & a qual se sia Colle, Communità, Università, e persone, e particolarmente quelli privilegij, con li quali si dice provedersi, ch’i libri sacri, & altri in essi privilegij dechiarati non possino stamparsi, ne stampati vendersi in altro luoco, ch’in detta stamparia di Roma, sotto le censure e pene ch’in essi si contengono. A’ quali tutti, & ad altri contrarij, ancor che bisognasse farne particolar mentione, havendo per espresso il tenor lor nelle presenti, e dovendo essi in altri conti restar fermi nel vìgor loro, per questa volta sola specialmente, & espressamente deroghiamo. E perche saria difficile, che queste nostre lettere fossero portate per tutto, ove fa bisogno, vogliamo, e con la dotta auttorità, dechiariamo, ch’alle lor copie, etiam in esse opere stampate, sia in ogni luoco in giudicio è fuora, data l’istessa fede, che si darebbe all’istesso originale, se mostrato ò presentato fosse. Dato in Roma, in San Pietro, sotto il sigillo del Pescatore; alli 3. d’aprile. M.D.L.XXXII.

L’anno decimo del nostro Pontificato.

 

A cura di Francesco Vizza

Trascrizione di Cataldo Antonio Amoruso