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LETTERA DI CASOPERO

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LILIO CHE PARLA

Lilio che parla

Lilio nacque, come vuole la tradizione, nel 1510 a Psycròn, oggi Cirò, un ricco feudo che faceva parte della Calabria Latina. Cirò, nel XVI secolo, fu signoria della potente famiglia dei Carafa della Spina che comprarono il feudo dalla famiglia Ruffo. I Carafa dominarono il paese dal 1496 fino al 1540, quando il feudo fu ipotecato a favore di Spinola Genonese. Nel 1543 Cirò passò agli Abenante e infine nel 1569 agli Spinelli i quali governarono il feudo fino all’abolizione.

Un documento del 1532 testimonia che all’età di 22 anni Lilio era a Napoli dove studiava medicina. Nella Città partenopea era al servizio dei Carafa, non essendo sufficienti le sostanze paterne per sostenersi agli studi. Appresa la notizia, il suo amico Casopero gli inviò una lettera nella quale gli consiglia di dedicarsi solo agli studi.

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POCKET

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Bolla Inter gravissimas

La Bolla Inter gravissimas ebbe una vasta eco in tutti gli ambienti. A Siena Scipione Turamini magistrato di Biccherna, volle serbare ricordo di tale avvenimento di enorme interesse scientifico e commissionò un dipinto che illustra la riforma del calendario con il papa e la Commissione al lavoro.

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COMPENDIUM NOVAE RATIONIOS RESTITUENDI

Gli esperti in matematica ed astronomia esaminarono la proposta ed inviarono i loro commenti al papa. I giudizi degli esperti, trentaquattro rapporti, furono quasi tutti positivi. Papa Gregorio XIII il 24 febbraio 1582 con la bolla Inter gravissimas promulgò il nuovo calendario.

 

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RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

Il testo originale, conservato nella Biblioteca Vaticana, riporta le firme autografe dei 9 membri della Commissione.

La nuova formulazione calendariale di Lilio venne inviata in forma di Compendium ai Principi cristiani, Università e Accademie più rinomate d’Europa, con l’invito di esaminarlo, correggerlo o approvarlo.

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INTRODUZIONE

Introduzione

Dall’alba della civiltà al 1582 tutti i popoli hanno cercato invano di sincronizzare con esattezza le date del calendario con i cicli delle stagioni. La difficoltà di porre rimedio a tale esigenza era dovuta principalmente alla non esatta determinazione della durata dell’anno solare.

Luigi Lilio, medico e astronomo, ideatore del calendario gregoriano tuttora adoperato da tutta l’umanità, è riuscito in questa impresa correggendo il vecchio calendario giuliano. Tuttavia l’opera non è legata al suo nome, ma al Papa che la promulgò: il bolognese Ugo Boncompagni, al secolo Gregorio XIII, pontefice dal 1572 al 1585.

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Stanza Luigi Lilio

Kalendarium Gregorianum Perpetuum

KALENDARIUM GREGORIANUM PERPETUUM

Romae: ex typographia Dominici Basae, 1582. (Romae): excudebat Vincentius Accoltus, 1582

In seguito alla promulgazione del nuovo calendario, nel corso del 1582 furono stampati dei volumi ufficiali della Santa Sede di spiegazione e di uso del nuovo calendario, dal titolo Kalendarium Gregorianum Perpetuum. A Roma apparvero almeno due versioni del Kalendarium con identico contenuto ma diverso formato: uno in-quattro e uno in-ottavo.
La sezione Kalendarium Gregorianum Perpetuum è costituita da 56 pagine suddivise in tre parti. Nella prima parte sono descritti i sei canoni fondamentali: 1) Canone I. Il ciclo dei 19 anni e il numero d’oro; Canone II. Il Ciclo delle epatte e i noviluni; Canone III. Il Ciclo Solare ovvero il ciclo di 28 anni delle Lettere Domenicali; Canone IV. Le Lettere Domenicali; Canone V. L’indizione; Canone VI. Le feste mobili. La seconda parte contiene le tabelle per la determinazione della Pasqua e delle feste mobili. La terza parte consiste in un calendario vero e proprio con dodici fogli per i mesi da gennaio a dicembre e le epatte. Tutti gli esemplari contengono la bolla papale Inter gravissimas e il breve papale con il quale si concede il diritto di stampa a Antonio Lilio. A causa della scarsità dei volumi stampati, apparvero in diverse città d’Europa delle traduzioni nella lingua di interesse.
Nel Regno di Napoli venne stampato e divulgato un falso Kalendarium. Il nunzio di Napoli il 9 maggio 1601 proibì per tutto il Regno “un libretto in ottavo senza espressione d’Autore, d’Impressori, ne del luogo, ne del tempo intitolato Calendarium Gregorianum perpetuum con la bolla dello stesso Papa Greg.rio XIII che si bene ne i primi anni concorda con d.a Chiesa nella celebrat.ne della Pasqua, conclude poi tutto l’opposito in grave pregiud.o et inganno de semplici et incauti”.

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Compendium

 

Compendium novae rationis restituendi Kaledarium.

Romae Apud haeredes Antonij Bladij impressores camerales, 1577

La Commissione per la riforma del Calendario esaminò diverse proposte ma l’attenzione si concentrò su un ingegnoso piano di riforma che era stato elaborato in lunghi anni di ricerca e di studi da Luigi Lilio, morto prima del 1574 in data imprecisata. Il progetto, presentato da suo fratello Antonio, prevedeva la formulazione di un calendario così preciso da sfidare i secoli. Mediante due equazioni, solare e lunare, introduceva un originale ed efficace ciclo delle epatte che permetteva di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno. Nel contempo offriva un potentissimo strumento di calcolo per adattare l’anno civile alla dibattuta variazione dell’anno tropico. Il manoscritto di Luigi Lilio che conteneva i suoi calcoli è scomparso senza lasciare traccia. Resta solo un breve opuscolo, il Compendium, che è una breve sintesi delle sue proposte.

 Il 5 gennaio 1578 il Compendium  fu spedito dal papa alla comunità scientifica ed ai governanti cattolici affinchè esprimessero un preciso parere. Il raro documento, ritrovato per la prima volta dallo storico Gordon Moyer nel 1981, su indicazione di Thomas Settle del Polytechnic Institute of New York, è conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. L’opera si trova anche nella Biblioteca Marucelliana di Firenze, nella Biblioteca degli Intronati di Siena e nella Biblioteca Vaticana, oltre a tre o quattro copie ritrovate da Dirk Steinmetz e copie anastatiche prodotte dopo il suo ritrovamento.

Francesco Vizza

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Stanza Luigi Lilio

Lettera di Giano Teseo Casopero a Luigi Lilio

 

Lettera di Giano Teseo Casopero inviata a Luigi Lilio

il 23 gennaio 1532

Da: Jani Thesei Casoperi Psychronaei, Epistolarum Liber duo, Venetiis MDXXXV, Liber primis, c. 14.

Lilio nella città partenopea, non essendo sufficienti le risorse paterne per potere frequentare  gli studi, trovò un impiego presso il conte Carafa che risiedeva a Napoli.
Giano Teseo Casopero con questa lettera lo esorta ad allontanarsi da quel palazzo e di dedicarsi esclusivamente allo studio e alla ricerca.

Ad Alvise, o Luigi Lilio, salute.

Non approvo, o Luigi, che tu faccia e l’uomo di studi e l’uomo di corte.  Infatti, l’animo occupato che si dedica a due attività diverse non porta a compimento nessuno delle due. Ma se tu costretto da qualche necessità insuperabile cominciasti di servire nell’Aula Baronale, perché le sostanze paterne non basterebbero a sostentarti per attendere unicamente alle lettere, bada che non ti assalga un pentimento tardivo di esserti recato negli angiporti della sfacciata ingordigia e fa in modo che tu ti sottragga dagli amplessi di costei; in breve giammai potrai ritrarre felicità da una corte, poiché da te deriva vantaggio ai cortigiani. Mentre tuttavia perdi i giorni costì, credi pure di avere sciupato ogni attimo prezioso del tuo tempo, in cui ti sarebbe stato possibile acquisire alcunché. Sarà tua cura dare esca agli uomini e scoprire sempre qualcosa di nuovo, in modo che, col favore di Mercurio, tu possa procurarti alquanto danaro e vendere a buon prezzo la tua competenza professionale, affinchè soddisfatto nei desideri senza l’aiuto di chicchessia, tu possa fare ciò che ridonda a tuo vantaggio e tua gloria notevolmente accresciuta, perché sei stato capace di sostenere nobilissime fatiche con nessuno  o col minimo dispendio del tuo patrimonio famigliare. Conservati e porgi, da parte mia, un saluto a tutti i nostri compaesani (nostratibus omnibus)  che dimorano in Napoli.  Da Psicrò (Cirò) 28 gennaio 1532.

Francesco Vizza