IL LABORATORIO-ORATORIO DELL’ALCHIMISTA
Il “cerchio intiero” di Heinrich khunrath è il luogo dove si manifesta la saggezza eterna.
Nell’OPERA si trova il ritorno all’uno delle tre scienze: cabala, magia ed alchimia. Nella
dimora dell’alchimista sono riuniti laboratorio ed oratorio. Come chiariscono le svariate scritte
che corrono nell’incisione, soltanto una coesa compartecipazione tra il divino, l’uomo e la
natura può guidare la prassi alchemica. Nella figura, a sinistra si vede l’alchimista
prosternato, le braccia distese, il viso rivolto al cielo, davanti ad un padiglione che contiene i
pentacoli nei quali si riassumono i segreti della scienza nascosta. Sul tavolo di fronte si nota
il microcosmo. A destra della figura vi sono gli alambicchi e i recipienti che permettono
l’ottenimento della Pietra Filosofale. “Dormiens vigila” (Vigila nel sonno) recita l’iscrizione
sull’arco in fondo alla sala. L’ossimoro rinvia alla funzione della facoltà immaginativa, di
grande importanza nell’attività interiore dell’alchimista: opera con efficacia e chiarezza
(vigila) quando i sensi sono acquietati (dormiens) e non disturbano più l’elevazione spirituale
tesa alla gnosi filosofica ed ermetica. Sulla destra, in primo piano, l’Athanor, il forno
immortale, che fornisce all’arcana pietra dei filosofi calore conveniente ed uguale, esorta alla
pazienza: “Festina Lente” (chi ha fretta indugi). Gli strumenti sul tavolo ricordano all’adepto
che l’armonia e la musica devono accompagnare l’OPERA. [Heinrich khunrath, Amphitheatrum
sapientiae aeternae, Hanoviae, 1602, Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, MAGL.1.2.206.]